Rischio chimico: alcune considerazioni (pt.2)
Il rischio chimico nei laboratori chimici
La scorsa settimana vi abbiamo parlato del rischio chimico, da quali leggi è regolato e come viene valutato.
Oggi, invece, ci soffermeremo sulla valutazione del rischio chimico per la salute nei laboratori. Questi, infatti, sono luoghi dove è presente una grande quantità di agenti chimici con caratteristiche tossicologiche differenti, utilizzati in piccole quantità e per tempi brevi. L’art. 225 del D. Lgs. 81/2008 e l’Allegato A della Norma UNI EN 689:2019 suggerisce di utilizzare alcuni strumenti per controllare e contenere il rischio chimico. Ecco alcuni degli esempi citati nel Manuale UNICHIM n. 192/3 ed. 2021:
- Algoritmi
- Modelli di calcolo validati
- Controllo e ricambi d’aria e della portata delle cappe
- Applicazione di buone pratiche
- Misurazioni dirette all’esposizione
Parametri di esposizione alle sostanze chimiche
Gli operatori e le operatrici di laboratorio ogni giorno in questi contesti lavorativi entrano in contatto con agenti chimici differenti. Gli effetti sulla salute dovuti all’esposizione potenziale presente in questa attività lavorativa sono oggetto di studio da parte della medicina del lavoro da anni. Per questo motivo è indispensabile fare riferimento alle conoscenze scientifiche disponibili per sapere quali sono le concentrazioni massime e la durata massima di esposizione a ciascun agente. I parametri che ad oggi sono stati calcolati sono stati testati, facendo riferimento a un lavoratore adulto in buona salute. Perciò, potrebbero essere necessarie più accortezze per i lavoratori più fragili. Mentre, nel caso degli agenti cancerogeni/mutageni e reprotossici, anche se è disponibile un valore limite, si dovrebbe ridurre l’esposizione al valore più basso possibile. Nella tabella che segue sono riportate le fonti e gli indicatori dei valori limite di esposizione professionale.
Immagine tratta dal Manuale UNICHIM 192/3 ed. 2021, pag. 10
La parola all’INAIL…
L’INAIL nel 2015 ha prodotto un opuscolo con lo scopo di fornire al personale addetto ai laboratori una guida rapida e di facile consultazione per identificare e controllare il rischio chimico.
Di certo, non esaurisce l’argomento e non sostituisce la conoscenza del D.Lgs. 81/2008 e delle altre normative di cui vi abbiamo già parlato.
Tuttavia, riteniamo interessate proporvi la tabella che è riportata nella pubblicazione INAIL in merito agli effetti sulla salute a seguito di esposizioni a diversi agenti chimici.
Tabelle tratte dalla pubblicazione Rischio Chimico. Manuale informativo per la tutela della salute e del personale dei laboratori di ricerca, p.7-8
La cappa chimica come strumento di gestione del rischio
In un laboratorio la cappa chimica riveste una funzione di primaria importanza. Infatti, con il suo corretto funzionamento è in grado di concorrere alla gestione e alla riduzione del rischio chimico.
Sulla definizione, le tipologie e le caratteristiche di una cappa abbiamo già scritto in questo articolo, raccontandovi del Manuale UNICHIM 192/3 ed. 2021. Qui, ci interessa sottolineare il ruolo centrale che svolge la cappa chimica in un laboratorio. Infatti, con il suo lavoro di aspirazione ed espulsione dei vapori prodotti permette a chi manipola sostanze chimiche di ridurre la quantità di agente chimico inalata. In più, permette di ripararsi dagli schizzi e dalle possibili esplosioni grazie al saliscendi. Per questo motivo, bisogna accertarsi che le cappe siano in funzione correttamente e che siano efficienti. Infatti, si tratta di zone di potenziale rischio, dove possono svilupparsi atmosfere anche estremamente infiammabili, esplosive e tossiche. Inoltre, è necessario fare i controlli periodici e manutentivi con regolarità per ridurre il rischio nel laboratorio.
Per avere maggiore informazioni sulle cappe chimiche, rimandiamo al Manuale UNICHIM 192/3 ed. 2021 e in particolare al capito 3.4 “Misure di gestione del rischio“.
Se volete vedere i contenuti di questo articolo, abbiamo preparato questo breve video.
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