Manuale UNICHIM 192/3 2021: novità e buone prassi

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UNICHIM 192/3 2021: novità e buone prassi

Due settimane fa vi abbiamo raccontato che cosa accade se gli strumenti per i controlli dei DPC non sono tarati periodicamente e nel modo corretto.

In Italia e in Europa esistono delle leggi e delle normative che indicano i passaggi da seguire per garantire la sicurezza dei DPC – delle cappe chimiche in particolare – nel proprio laboratorio. 

Che cosa è necessario conoscere?

Le norme generali di comportamento
Il regolamento di Laboratorio
D. Lgs. 81/2008, art. 71 – Obblighi del datore di lavoro art. 225 – Misure specifiche di protezione e di protezione
Norma UNI EN 14175:2004
Norma UNI TS 11710:2018
Manuale Unichim 192/3 ediz. 2021

A proposito di misurazioni, sicurezza e controlli, oggi approfondiremo quanto è prescritto nel Manuale Unichim 192/3 ediz. 2021 rispetto alle cappe chimiche. Il Manuale Unichim 192/3 ediz. 2021 riguarda la valutazione e la gestione rischio chimico per la salute e la sicurezza nei laboratori. 

Qui vi abbiamo raccontato le prime tappe della stesura della terza edizione del Manuale Unichim 192/3.

https://marcoortelli.it/2020-12-manuale-unichim-sulla-valutazione-e-gestione-dei-rischi-chimici-in-laboratorio/

Nella prima parte vengono definiti lo scopo e il campo di applicazione. In seguito, si entra nella trattazione dei laboratori chimici, poi della valutazione dei rischi da agenti chimici. A quest’ultima parte sono collegate le misure di gestione del rischio.

Nella sezione 3.4.2 “Misure collettive: sistemi di aspirazione e le cappe di laboratorio” è presente la definizione di DPC. 

Un DPC può essere:

  1. una qualsiasi area confinata dove si manipolano agenti chimici;
  2. un luogo di raccolta e stoccaggio;
  3. un sistema di evacuazione degli inquinanti.

I DPC più comuni sono le cappe chimiche e i relativi impianti di aspirazione. Sono sistemi che proteggono gli operatori e le altre persone presenti nel locale da schizzi, incendi o esplosioni, infortuni e danni alla salute. La scelta del dispositivo è condizionata da fattori limitanti e dalla valutazione del rischio. Esistono tre tipologie tipiche di cappe con piani di lavoro di diversa altezza. Inoltre, possono essere dotate di accessori utili per ottimizzarne il funzionamento come il misuratore di portata, la valvola di parzializzazione, la valvola di non ritorno, i filtri per l’abbattimento degli inquinanti etc. 

L’aspetto più rilevante nella valutazione dell’efficienza della cappa chimica è la capacità di contenimento.

La portata di gas tracciante è un valore costante stabilito dalla norma. L’obiettivo della cappa è di raggiungere bassi valori di diffusione, superando la vecchia concezione di misura della velocità frontale. Il criterio di accettabilità di funzionamento deve tener conto dei rischi propri e del tipo di inquinanti presenti ed è descritta nella UNI TS 11710.

Un altro aspetto rilevante è l’installazione effettuata da personale qualificato. Inoltre, una serie di controlli sulle cappe dopo l’installazione sono fondamentali. A questa verifica iniziale seguono controlli regolari. Le norme di riferimento sono ad oggi rappresentate dalla serie UNI EN 14175. In particolare, sono previsti: type test, commissioning test, qualification test. La UNI TS 11710 contiene le specifiche prestazionali richieste per cappe adibite alla manipolazione di sostanze chimiche e i valori limite di accettabilità per:

  1. contenimento e robustezza dello stesso
  2. velocità frontale
  3. numero di ricambi

Il collaudo termina con l’emissione di un report che fornisce i valori di funzionamento del dispositivo nelle condizioni in cui è stato effettuato. Le condizioni per effettuare il test possono essere di tipo statico o dinamico. 

È indispensabile richiedere al produttore la documentazione relativa alla certificazione del dispositivo. L’importanza è data dalla possibilità, grazie ai documenti, di individuare l’alloggiamento più idoneo all’interno del laboratorio.

Una scelta opportuna è affidare le prove e le ispezioni della cappa ad un terzo soggetto in grado di rilasciare certificazione a valore legale. I test report devono essere conservati.

In seguito, devono essere eseguiti  controlli periodici o routinari. Questi non possono essere intesi come manutenzione per la neutralità dell’operato. Il Manuale 192/3 definisce :

  1. I controlli periodici da eseguire
  2. La frequenza dei controlli periodici
  3. Le caratteristiche della scheda di controllo da lasciare a bordo macchina

Per quanto concerne la manutenzione, è la UNI EN 13306:2018 che la regola. A tal proposito, possiamo avere la manutenzione:

  1. Preventiva
  2. Correttiva
  3. Predittiva

La manutenzione deve essere distinta dai controlli periodici, come viene specificato nel Manuale Unichim 192/3. Se la cappa smette di funzionare in modo adeguato, esistono norme precise di dismissione come previste dal D.Lgs. 152 del 2006 (TUA) e dal D. Lgs. 9/2014.

E tu, a chi ti affidi i test delle performance dei tuoi dispositivi e i test di qualifica?

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