Il ciclo di vita dei DPC: nascita, sviluppo, usura e controlli periodici

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La nascita

Ogni cosa ha un inizio e una fine. Così ci hanno raccontato – tra gli altri – gli antichi filosofi greci. Tra i due punti estremi, la vita si succede. Il ciclo vitale è caratterizzato da eventi e momenti importanti. Così, succede anche per le cappe chimiche. I produttori di DPC creano e assemblano tutte le componenti della cappa chimica ed eseguono il collaudo delle prestazioni in fabbrica (Type Test) secondo la norma UNI EN 14175-3. Porteranno, poi, il DPC nei laboratori chimici per assolvere alla sua funzione: la protezione dei lavoratori e delle lavoratrici dai rischi a cui vanno incontro manipolando sostanze chimiche. Infatti, la cappa chimica serve per ridurre l’esposizione dei prodotti chimici negli ambienti di lavoro.

L’arrivo in laboratorio

Una volta giunta nei laboratori, è opportuno posizionare la cappa correttamente tenendo conto di diversi aspetti. Per esempio, la presenza di altri DPC, le correnti d’aria e così via. Dopo la fase dell’installazione è necessario collaudare le prestazioni della cappa prima della messa in funzione (Commissioning Test) e valutare l’idoneità del dispositivo alla destinazione d’uso. Il collaudo termina con l’emissione di un report che fornisce i valori di funzionamento del dispositivo nelle condizioni in cui è stato effettuato. La UNI/TS 11710 al punto 4 stabilisce i criteri di accettabilità prestazionali delle cappe chimiche.

Questo significa verificare se il DPC funziona correttamente rispetto alla destinazione d’uso in cui si trova secondo la norma UNI EN 14175, che prevede l’effettuazione del test di tipo statico (IQ). Invece, la UNI/TS 11710 prevede anche misure di condizioni dinamiche (OQ) che sono più vicine alle reali condizioni di utilizzo. In caso di nuova fornitura, è indispensabile richiedere al produttore la documentazione relativa alla certificazione del dispositivo (type test). Con il collaudo si dà avvio all’uso della cappa. Il collaudo  prevede una parte ispettiva che serve a definire la conformità di quanto installato rispetto a quanto previsto e richiesto dalla UNI EN 14174-2-6-7 in termini di dispositivi di sicurezza, proprietà dei materiali, posizionamento etc.

È opportuno affidare le prove e l’ispezione della cappa ad un soggetto terzo.

L’usura e la verifica preventiva

La verifica preventiva permette di effettuare test di routine capaci di rilevare il continuo e corretto funzionamento dei dispositivi, nonostante l’usura e lo scorrere del tempo. 

La verifica fotografa la conservazione delle funzionalità iniziali e consente di vigilare attivamente sui DPC. Si tratta di un esame delle prestazione di un oggetto sulla base di un giudizio professionale. Il fine della Verifica è la valutazione dell’idoneità, ossia del funzionamento dell’oggetto secondo requisiti specificati, che devono essere rispettati.

Le attività specifiche a cui facciamo riferimento sono:

  • i routine test on site (MO-0200) su cappe chimiche dotate di type test, secondo la UNI EN 14175-4:2005;
  • i routine test on site (MO-0201) su cappe chimiche non dotate di type test secondo la UNI EN 14175-4:2005.

Le conclusioni

L’utilizzo del dispositivo nel tempo ne provoca l’usura e il degrado così da rendere necessaria l’attività di verifica preventiva e i controlli routinari, da non confondere con le attività manutentive. La verifica preventiva permette di effettuare testi di routine capaci di rilevare il continuo e corretto funzionamento dei dispositivi, al fine di rilevare che le attività̀ ordinarie di pulizia e di manutenzione avvengano su impianti e attrezzature efficienti, che garantiscano sicurezza nonostante l’usura e lo scorrere del tempo.

Le norme di riferimento che regolano le metodologie e i criteri di performance sono raccolti nelle norme UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione.

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