Rischio Chimico; come affrontarlo in laboratorio

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Rischio Chimico; come affrontarlo in laboratorio

Per la rubrica Cultura Tutela Rischi, Marco Ortelli parla di Rischio Chimico e di come affrontarlo in laboratorio. Lo fa con un ospite di pregio, l’Ing. Vincenzo Marcedula di Neotron.

Da dove iniziare nell'analisi del rischio chimico?

Vincenzo Marcedula è l’HSE (Health, Safety & Environment) Manager della Neotron di Modena. Leader nel settore del testing, Neotron non è una realtà che può essere definita semplicemente “laboratorio”. Questo perché conta circa 600 addetti. Nel 2020 ha processato ben 263.000 campioni. Da qui si evince quali siano le difficoltà nell’affrontare il rischio chimico in una realtà così importante e strutturata. Da dove iniziare nell’analisi del rischio? L’Ing. Marcedula ce lo spiega punto per punto.
Le basi sono date sicuramente dal censimento delle sostanze trattate. In Neotron si parla di 7.000 diverse sostanze, il ché pone una sfida non da poco nel valutare il rischio chimico.
“L’obiettivo nella sicurezza è voler bene le persone e tutelarle al massimo” sostiene l’Ingegnere, quindi definire Metodologie per lavorare in sicurezza è un punto essenziale per procedere con cura. Ma come lavorare per arrivare alla sicurezza? Sicuramente seguendo la Gerarchia delle misure di protezione previste dal D.L.vo 81/08.

Gerarchia delle misure di protezione e prevenzione

Secondo l’Ing. Marcedula bisogna procedere in maniera didascalica, seguendo la gerarchia delle misure di protezione e prevenzione. Ovvero:

  • Misure di organizzazione del lavoro (ridefinire spazi e procedure)
  • Misure tecniche di protezione collettiva (la cappa chimica, ad esempio)
  • Predilezione per le misure tecniche di protezione collettiva (ovvero come si debba sempre privilegiare la Misura di protezione collettiva a quella individuale)
  • Misure Tecniche di Protezione individuale (ad esempio le mascherine)
  • Misure di informazione (cartellonista, istruzioni scritte, ecc…)

Seguendo il decalogo definito dal D.L.Vo 81/08 e mettendo in campo quanto da esso previsto, si lavora già in maniera netta verso un laboratorio sicuro. Seguirle pedissequamente è un ottimo modo per lavorare con metodo nell’ambito della sicurezza verso il rischio chimico. Ma c’è di più.

Formazione sul rischio chimico

La formazione continua del personale o comunque di chi deve maneggiare le sostanze chimiche, è essenziale.
Un Primo problema che si pone per un HSE infatti è: ma il personale, le cappe le sa usare? La riposta è quasi sempre no. Si tratta di uno strumento complicato; nella norma UNI EN14175 se ne parla (parte 5), ma la maggior parte degli utenti non lo sa fare nella pratica. Lo strumento cappa va utilizzata con metodo.
Ma occorre anche saper leggere una scheda di sicurezza di una sostanza. Infatti la cappa da che rischio protegge? I pericoli nel maneggiare delle sostanze chimiche sono di tipo Inalatorio, Dermico, o da Ingestione. La cappa lavora soprattutto sul rischio inalatorio. Se non si sa leggere la scheda di sicurezza si rischia, perché se il rischio è dermico la cappa non protegge! Servono altri dispositivi di sicurezza.
Formare è l’unico modo per avere del personale consapevole e in grado di non danneggiarsi lavorando con le sostanze chimiche previste.

Verifica prestazionale e funzionale

Come tutte le attrezzature, la cappa chimica dopo il collaudo ha un tempo di funzionamento determinato. Dopo un po’ di tempo la cappa va manutenuta. La Manutenzione infatti è essenziale. Ma la manutenzione non può essere fatta dall’RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione). Servono aziende specializzate che si occupino di questo, aziende esterne. Oltre a questo però, serve anche un ente accreditato (come la MarcoOrtelliSrl), che verifichi le prestazioni. Così come: “La revisione dell’auto non la deve fare il proprietario né la ditta costruttrice, ma un terzo” anche le verifiche prestazioni vanno affidate a professionisti accreditati. Manutentore e Validatore vanno dunque intesi come entità separate per avere qualità e sicurezza.
Infatti NON C’È QUALITÀ SENZA SICUREZZA, NÉ SICUREZZA SENZA QUALITÀ.

Campionamenti ambientali e personali

Infine, in questo processo di riconoscimento ed adeguamento nei confronti del Rischio chimico, vanno affrontati i Campionamenti ambientali e personali.
Questi sono utili a capire se in un dato ambiente di lavoro la sicurezza delle persone è presente o meno. Questi campionamenti e i documenti da esso ottenuti, servono anche in caso di richiesta di risarcimento da parte del personale. Si tratta di una tutela per l’azienda, perché possedendo tutti i documenti che certificano la sicurezza e i test fatti, si è in grado di tutelarsi. Ma non è ovviamente solo questo il motivo per cui vengono fatti: proteggere veramente il personale, è il primo obiettivo di un HSE. In Neotron questi sforzi sono stati ripagati da un basso numero di incidenti.

Per vedere tutta l’intervista clicca su questo link!

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